Festa di San Martino
novembre
Umido e freddo spunta il mattino, ed a cavallo va San Martino
quand’ecco appare un mendicante, lacero e scalzo vecchio e tremante.
Il cavaliere mosso a pietà, vorrebbe fargli la carità,
ma nella borsa non ha un quattrino, e allora dice: “Oh poverino!
Mi spiace nulla io posso darti, ma tieni questo per riscaldarti.”
Divide in due il suo mantello, metà ne dona al poverello.
Il sole spunta e brilla in cielo, caccia la nebbia con il suo velo.
E San Martino continua il viaggio, sempre allietato dal caldo raggio.
Nel cuore dell’autunno le giornate si accorciano inesorabilmente, le foglie cadono lasciando i rami spogli e per i contadini si conclude l’anno agricolo. La natura si addormenta esteriormente e la terra si sveglia nel sottosuolo, accogliendo nel suo grembo quei semi che daranno nuova vita nella primavera futura.
Allo stesso modo l’essere umano non gode più di quella solarità sognante estiva; l’oscurità e il freddo lo costringono a ritirarsi nella propria interiorità per coltivare una luce nuova, una luce che nasca da dentro.
Se dunque San Michele con la sua luce celebrava il coraggio di sconfiggere il proprio drago, San Martino e la sua tradizionale lanternata è la festa della nascita di una luce interiore, una luce fioca e calda che conduce all’empatia verso gli altri uomini e illumina le notti autunnali fino al solstizio d’inverno.
Rappresentando questa luce attraverso l’immagine del cavaliere che dona metà del suo mantello a un mendicante infreddolito, si generano forze che lavorano silenziosamente nell’interiorità. Per questo è importante far sì che i bambini possano vivere intensamente questi momenti: li ritroveranno da adulti, portandoli sempre con sé e trasformandoli in forze di crescita e di relazione sociale.